La RPA è attualmente una delle tecnologie più ricercate dalle aziende per dare inizio al viaggio verso l’automazione.
Grazie a dei software robot, l’intervento umano in attività noiose e ripetitive non è più necessario e quindi le risorse possono essere distribuite in maniera più efficiente e impiegate in attività di maggior valore.
Utilizzata come unica tecnologia d’automazione, potrebbe rivelarsi rigida perché porta a termine i compiti che le sono stati impartiti senza fermarsi davanti alle difficoltà che i processi complessi presentano.
Molte delle azioni fondamentali di cui le aziende si occupano richiedono più flessibilità ed intelligenza e i singoli bot difficilmente riescono a creare un sistema di automazione indipendente: necessitano infatti di adattabilità, dunque di altre tecnologie che li assistano nello svolgimento del lavoro e soprattutto di un monitoraggio più o meno costante da parte dell’uomo. Proprio per questo motivo l’automazione intelligente sfrutta il Machine Learning (ML), il Natural Language Processing ed altre tecniche cognitive per abilitare funzioni più complesse e precise al fine di creare un flusso di attività in cui robot e umani si spartiscano il lavoro in base alle proprie abilità.
L’intelligenza può essere definita come l’abilità generale di ragionare, risolvere problemi e imparare. Per natura stessa integra funzioni cognitive, come la percezione, l’attenzione, la memoria, il linguaggio, la progettazione. Ma cosa rende l’automazione intelligente così “intelligente”? L’idea alla base è quella di sostituire un’automazione basata esclusivamente su regole con una più fluida e che connetta le intelligenze (umana ed artificiale) per ottenere soluzioni migliori, più veloci e più economiche. L’automazione intelligente permette di ascoltare i clienti, soddisfare i loro bisogni, anche non chiaramente espressi, e restare competitivi sul mercato, perché crea soluzioni più complete dal punto di vista dei requisiti ed elimina a poco a poco le inefficienze. Facendo collaborare macchine ed umani, è facile servire più clienti, aumentare la produttività e prevedere in anticipo le possibili problematiche.
Tramite la psicologia, la filosofia, la scienza tecnologica, la linguistica, l’economia, la probabilità, la scienza cognitiva, la logica e l’ottimizzazione, l’AI studia e disegna agenti intelligenti, ovvero robot con la capacità di analizzare enormi quantità di dati, esplicitare nuove regole e replicare azioni che massimizzino il successo. Altre tecnologie utilizzate nello sviluppo di robot sono il Process Mining (applicazione particolare del data mining), il riconoscimento vocale e facciale, tutte basate sulla capacità delle macchine di elaborare ad altissima velocità enormi quantità di dati. L’intelligenza umana, invece, viene descritta come la qualità della mente di imparare dalle esperienze passate, adattarsi alle nuove situazioni, gestire idee astratte e cambiare il proprio ambiente in base alla conoscenza raccolta. Ecco alcuni dati comparativi tra un cervello umano (circa 1,4 kg) e un super computer (150 tonnellate): il cervello occupa 1300 cm3, ha la velocità di compiere fino a 1 milione di trilioni di operazioni al secondo, con un’efficienza energetica di 20 Watt. Un super computer occupa uno spazio di 400 m2, spende 10 milioni di Watt per 93 mila trilioni di operazioni al secondo.
La AI risulta più veloce a fare diagnosi e predizioni e si dimostra più accurata ed imparziale, soprattutto in giudizi ripetitivi e monotoni, e inoltre non prevede alcuna pausa, perché non sente fatica. L’intelligenza artificiale è più efficiente per uso energetico, ma quella umana può apprendere e gestire centinaia di abilità diverse durante il corso della vita e può lavorare su responsabilità multiple, mentre quella artificiale richiede che le venga insegnato tutto volta per volta. Gli umani prendono decisioni considerando anche gli scenari passati, mentre la AI, anche dopo anni di lavoro, è molto limitata, e infine la natura delle due intelligenze è diversa, una digitale, una analogica. Inoltre, la AI usa istruzioni predefinite e preimpostate, diversamente dal cervello che rielabora ricordi ed esperienze, anche per il fatto che il cervello è il vero creatore dell’intelligenza artificiale. Solo in alcuni casi, come ad esempio gli scacchi, i super computer battono gli umani perché sono in grado di pensare dieci mosse in avanti e recuperarle per sfoderarle al momento opportuno.
Commenti recenti